Approfondimenti e Curiosità

Natale a Ischia 2024: la guida ufficiale

Eventi e non solo, tutti i segreti di Ischia a Natale

L’isola d’inverno mostra il suo volto più profondamente autentico: piccola guida emozionale per restarne affascinati

Ischia a Natale, un’ottima idea. Chi è ancora indeciso sulla meta delle vacanze prenda appunti. O meglio, prenoti. La finestra delle festività è un periodo più che suggerito. Il nostro sito e i nostri profili social racconteranno, uno per uno, gli eventi in programma: spettacoli, laboratori ed eventi che, da qualche anno, compongono un palinsesto che appassiona grandi e piccoli.
Ma c’è di più. Perché non ho mai nutrito dubbi – da appassionato cultore del genere – che le isola, Irresistibilmente vivaci d’estate, quando indossano l’abito che gli è più congeniale, rivelino la propria anima soprattutto d’inverno, quando i ritmi rallentano e gli equilibri naturali riprendono il loro posto.

Anche per questo, Natale a Ischia è una scelta di cui non vi pentirete. Il clima mite (qui il grande freddo non arriva mai) e il fascino del mare di dicembre creano un palcoscenico ideale per accompagnare i riti identitari legati alla tradizione e alla fede e la programmazione di eventi, mai così variegata ed effervescente.
Ma non è solo l’atmosfera delle feste a suggerire l’isola verde, che un po’ si tinge d’oro e di rosso, per una vacanza invernale. Anzi, se permettete, qui è d’altro che parleremo.

I ritmi slow dell’isola senza tempo

Da ischitano, allora, partirei proprio dalla necessità di ritrovare – in borghi meno affollati, decisamente a misura d’uomo – i ritmi slow che un po’ ci sfuggono, nella convulsa quotidianità delle metropoli. Del resto, lo scrittore americano Truman Capote non si sorprese quando, sbarcando, notò che l’orologio aveva smesso di funzionare: un segno del destino, qui il tempo – d’inverno ancor di più – diventa categoria da cui prescindere.

Natale ad Ischia

Ischia Ponte diventa, allora, una tappa imperdibile: non cercherei, fossi in voi, solo l’effervescenza delle decorazioni natalizie e dei presepi, alcuni dei quali – devo ammetterlo – notevoli, ma mi lascerei guidare piuttosto dai colori pastello delle barche che riposano dopo la lunga estate, che qui arriva fino all’autunno inoltrato, e dalla sfumature delle albe, che incendiano il mare alle spalle del Castello aragonese. Ecco, questo vuol dire Ischia a Natale. 
E ha tutta l’aria d’essere un piccolo presepe quel borgo di Campagnano che è sintesi dell’isola contadina, tra antichi casolari e cantine in attività: qui gli ischitani coltivano la terra, che restituisce generosa, nel corso dell’anno, tipicità come il fagiolo zampognaro, una specificità ischitana. 
Passeggiare tra orti e vecchie case, fino a Piano Liguori, vuol dire così immergersi in un’atmosfera d’altri tempi: fatelo.

L’inverno qui ha mille colori

C’è, naturalmente, da far visita al Castello aragonese (più una cittadella che un maschio, prendete nota: occorre dimenticarsi del tempo) e ai Giardini La Mortella. Mi hanno insegnato, questi ultimi, che la primavera in fondo è solo una grande illusione, se è vero che qui i colori ammantano di suggestione l’oasi anche a dicembre e gennaio, con la poetica fioritura delle camelie e lo sgargiante rosso Spathodea campanulata, l’albero africano dai fiori simili a tulipani rossi da ammirare – l’ho fatto, fidatevi – davanti alla Recital Hall.
Ischia a Natale è anche l’impossibile che diventa possibile: tuffarsi a mare, senza avere freddo.

Accade nella baia di Sorgeto, dove per effetto della natura vulcanica dell’isola, l’acqua è piacevolmente calda e una serie di piscine naturali accompagnano il relax stravolgendo granitiche certezze meteorologiche, e per fortuna non c’entra, qui, il cambiamento climatico. Qui è così dalla notte dei tempi: da quando, recita la leggenda, il gigante Tifeo fu costretto a sorreggere il peso dell’isola, punito per la sua tracotanza. Le fumarole sono le sue lacrime.

Di naufragi, tramonti e profumi irresistibili

Leggende e storie, non rinunciate a una tappa nel Museo archeologico di Pithecusae: la guest star, qui, è la Coppa di Nestore ma io ho una malcelata predilezione per il Cratere del Naufragio. Se lo osservate con la cura che merita, vi rivelerà una storia antica quanto il mondo, eppure fatalmente attuale. C’è una scena cruenta e straordinaria: un naufragio, una nave capovolta e i marinai che cercano la salvezza, facendosi largo tra i pesci.
Uno, addirittura, sarà presumibilmente divorato da un pescecane. VII secolo avanti Cristo, per intenderci.

E se Ischia Ponte è il luogo ideale per assistere allo spettacolo dell’alba, è a Forio che il tramonto regala una suggestione unica: se sono poco originale nell’indicare il piazzale del Soccorso – nelle belle giornate il candore della chiesa si incendia del rosso del sole che va a inabissarsi – vi suggerisco di attenderlo a Sant’Angelo, il paesino dei pescatori che smette d’inverno l’elegante abito da sera per indossare quello, vagamente malin

conico ma innegabilmente irresistibile, del borgo semideserto, in cui ogni angolo racconta di un vuoto e ogni voce, sussurrata o gridata, si fa testimone di bellezza resiliente, epperciò ancor più vera.
Poi, certo, c’è il Natale e tutto quello che porta in dote: concerti, cori religiosi, presepi viventi, la benedizione del pesce a Forio e lo sbarco dei Magi alla Mandra, la semplicità di pinete che si colorano di suggestione e, non ultimo, profumi e sapori che – da ristoranti e pasticcerie – invadono le vie dell’isola con la loro promessa di bontà. Non serve altro, per godersi il Natale sull’isola che c’è.

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